Bellezza e consumo

Bellezza e consumo

Perchè è importante la percezione estetica di un prodotto?

La percezione estetica di un’immagine o di un oggetto guida il consumatore nel suo processo decisionale: il consumatore si reca nel punto vendita che ritiene più attraente, sceglie il packaging più gradevole e il prodotto più accattivante. L’estetica visiva del prodotto crea quindi allo stesso un valore aggiunto significativo.

Ecco perché le scelte di visual identity e quelle di promozione di un’azienda sono oggi molto attente a questo tipo di ricerca del “bello”, tanto che è diventato ormai un vero e proprio asset strategico.

Le immagini hanno un ruolo fondamentale nel mondo della comunicazione online e offline: rispetto ai contenuti narrativi riescono a trasmettere emozioni in maniera più veloce (Lee, Amir & Ariely, 2009) – infatti uno studio ha dimostrato che quando le persone vedono un’immagine con qualche testo, le risposte cognitive ed emotive vengono stimolate nella loro mente prima che la copia possa essere letta (Lindgaard et al., 2006) – e rendono la pubblicità più memorabile (Childers & Houston, 1984).

La disciplina della neuroestetica viene in supporto al marketing e all’ux design in quanto insegna che le risposte cognitive ed emotive del consumatore sono già nella loro mente, ancor prima dell’impatto sensibile con il prodotto.

Kant aveva teorizzato che la capacità di percepire e catalogare il bello fosse innata e trascendentale, un concetto a priori, intravedendo quello che la neuroestetica ha dimostrato sperimentalmente, il fatto che ogni uomo sia un potenziale esteta e ogni azienda abbia il potenziale di entrarci in sintonia empatica.

Kant all’epoca parlava di arte, noi oggi invece abbiamo cambiato oggetto: parliamo di mercato, di consumo.

Oggi, il vettore dell’estetizzazione del mondo non è più l’arte, ma il consumo.

(Gilles Lipovetsky)

Il sociologo Gilles Lipovetsky esprime in maniera concisa con questa frase il trionfo del “capitalismo artista”, una società di consumi che ha ormai inglobato in modo sistematico e totale il parametro della seduzione estetica. Tutto è creato secondo questo modello, anche gli oggetti più banali e inutili e l’unico fine è il profitto a dispetto del fine disinteressato dell’arte.

Sempre secondo Lipovetsky, il trionfo dell’estetica nella società dei consumi e dei profitti ha fatto sì che all’homo oeconormicus si sia affiancato l’homo aestheticus, un uomo attento allo stile e alla bellezza, sensibile ed innovativo.

Uno studio pubblicato nel 2015 (Yigit Mumcu and Halil Semih Kimzan / Procedia Economics and Finance 26 ( 2015 ) 528 – 534) “The Effect of Visual Product Aesthetics on Consumers’ Price Sensitivity” condotto a Eskisehir, Turchia, ha evidenziato un rapporto perfino tra estetica del prodotto e sensibilità al prezzo dei consumatori: più un prodotto è bello e accattivante e più diminuisce la sensibilità al suo prezzo perché il consumatore lo comprerebbe a prescindere dal suo valore economico. Di fronte a un prodotto percepito come bello il consumatore diventa meno incline a ritenere il prezzo come la principale variabile di scelta.

Su un campione di 510 intervistati, la maggioranza ha affermato che quando un oggetto che desidera comprare ha una potente immagine o una grafica particolarmente bella, tende ad acquistarlo senza soffermarsi troppo sul prezzo. Soprattutto quando si tratta di un prodotto esclusivo e prestigioso.

I consumatori vogliono acquistare prodotti diversi e speciali, spesso personalizzati, e uno dei modi per differenziare i prodotti è proprio la ricerca estetica in fase di progettazione visiva.

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